Innanzitutto è importante contestualizzare storicamente la figura di Le Corbusier, prima di analizzarne biografia ed opere. La Prima Guerra Mondiale è appena finita, l’Europa è stretta tra il lutto e la voglia di risollevarsi, tra le macerie e l’irresistibile spinta al progresso che le avanguardie hanno acceso prima del conflitto.
Se nei vent’anni precedenti l’architettura della belle époque definisce il gusto della nuova e sempre più raffinata alta borghesia industriale, negli edifici di lusso come le eleganti ville unifamiliari, nei centri amministrativi e finanziari, ora deve affrontare invece, in maniera quanto mai urgente, il problema della ricostruzione, della riconversione dell’industria bellica, delle nuove esigenze abitative dettate dall’esponenziale crescita della popolazione urbana.
Fabbrica, casa, edifici pubblici, tutto fa parte dello stesso organismo. Nasce l’urbanistica.
A problemi tanto complessi l’architettura moderna offre soluzioni razionali: i nuovi edifici, nelle nuove città, devono essere innanzi tutto funzionali, assolvere pienamente allo scopo per cui sono costruiti, devono essere realizzati in modo rapido e seriale, per tenere dietro alla velocità di espansione territoriale e demografica, devono costare poco senza scadere in qualità.
Se lo spazio architettonico dev'essere funzionale, alla stessa esigenza devono rispondere anche gli arredi che lo completano. La nuova architettura non deve affrontare solo problemi su grande scala ma anche quelli su scala ridotta, domestica, quotidiana. Nasce il design.
L’architettura è una nuova scienza, una scienza sociale, a cui non basta più la genialità del singolo. Necessita di condivisione, apertura, formazione. Nascono le scuoledemocratiche e sperimentali. Una soprattutto, il Bauhaus di Weimar.
Il più grandi talenti del periodo nascono nella mitteleuropa: tedeschi, austriaci, belgi, olandesi e… uno svizzero…
Charles Édouard Jeanneret Gris, classe 1887, nasce (e non poteva essere altrimenti!) in una famiglia di orologiai.
Studia in patria ma presto si trasferisce a Parigi dove incontra il pittore Amédée Ozenfant, con cui stringe un sodalizio umano, artistico e intellettuale. I due fondano una rivista, Avant Garde - L’Esprit Nouveau, che affronta le nuove tendenze dell’arte e dell’architettura europea.
I due scrivono tutti gli articoli e li firmano con pseudonimi per mascherare il fatto che le idee espresse abbiano un’unica fonte. Nasce così Le Corbusier, che si ispira al nome del nonno Lecorbesier e al cognome del suo maestro L’Eplattenier.
Presto diventa il suo nome d’arte, come di moda tra gli artisti parigini, e molti lo abbreviano in Le Corbu, che in francese suona come le courbeau, il corvo.
Il nostro si affeziona a questo soprannome e spesso firma lettere e disegni con una piccola testa di corvo stilizzata.
L’esperienza critica nella rivista matura nel 1923 in un trattato organico, Verso una Architettura, opera in cui sostiene che l’arte del progettare e costruire può essere più efficace della politica nella realizzazione di una società giusta e democratica.
Cinque sono i principi che devono guidare la mente e la mano dell’architetto:
A questo schema possiamo senz’altro aggiungere altri tre aspetti fondamentali.
Tra il 1928 e il 1931 Le Corbusier realizza l’opera che costituisce il compendio delle idee formulate nel suo trattato. La "Villa Savoye è uno dei capisaldi del razionalismo architettonico europeo, e non è che un parallelepipedo bianco sospeso a sbalzo, su esili piloni” (Argan).
Si tratta della residenza di campagna del ricco finanziere Pierre Savoye, la casa fuori città, immersa nel verde, dove trascorrere con la famiglia le ore di libertà.
La casa si posa sul prato, vicino al bosco, con leggerezza, delicatezza e rispetto.I pilotis sollevano da terra il corpo centrale, lo elevano sulla linea dell’orizzonte. Le quattro facciate bianche, o meglio l’unica facciata scandita sui quattro lati, è attraversata dalla fascia continua di vetro.
La natura non subisce violenze, non subisce interruzioni. Alberi, foglie, cielo, luce entrano nella casa, quasi la completano. La natura vive anche all’interno, nel giardino sospeso al livello delle camere. La copertura è un solarium, coronato da pareti-separé (unica concessione alla linea curva) che hanno lo scopo di generare zone d’ombra e all’occorrenza di riparare dal vento, incanalandolo senza bloccarlo.
L’effetto d’insieme è sorprendente: un luogo allo stesso tempo intimo e aperto, che crea spazio senza porre barriere, che rinuncia al colore e si tinge di ogni tonalità delle stagioni.
Negli anni trentaLe Corbusier recupera il tema rinascimentale della città ideale, adattandolo però alle esigenze di una moderna metropoli.
La Ville Radieuse è il progetto per una città di un milione e mezzo di abitanti.
I principi che sottendono all’impianto urbanistico sono:
Seguono molti progetti, per Ginevra, Anversa, Stoccolma, Rio, Algeri. Sono però interventi che non gli consentono di dare totalmente vita alla sua utopia. Fino al 1951, quando gli viene letteralmente commissionata Chandigarh, la città d’argento, nuova capitale del Punjab.
Le Corbuiser organizza la planimetria della città secondo lo schema del corpo umano: nella testa gli edifici governativi, nelle viscere l’apparato produttivo, lungo le membra le abitazioni. Il monumento che segna l’accesso alla città è una grande mano aperta, La Main Ouverte, pronta a salutare, ad accogliere, a donare.
A dispetto del sogno però, la magia non scatta. Quell’indefinibile sintonia attraverso cui l’uomo si appropria del suo spazio vitale a Chandigarh non si stabilisce. Ancora oggi è considerata un ambiente straniante, un non luogo, che non respira e non si alimenta delle tradizioni e della cultura del popolo indiano.
Il luogo dove forse meglio si concretizza l'impegno di Le Corbusier in campo urbanistico è invece Marsiglia. Non a caso una città francese.
L’Unité d’Habitation è un enorme complesso residenziale, un quartiere più che un edificio. Dall’aspetto semplice e spartano, con le superfici di cemento lasciate a vista. Diciassette piani per 1.600 persone. Più di trecento appartamenti in venti diversi tagli: dal monolocale al grande appartamento per una famiglia numerosa. All’interno servizi e negozi, come in un moderno centro commerciale, e sul tetto piscine e giardini.
Uno spazio che oggi è pienamente inserito nel tessuto urbano e che ospita una fervente vita sociale e culturale.
È di Giulio Carlo Argan la geniale intuizione di associare i due artisti: Le Corbusier e Picasso.
I due sono quasi coetanei, sono animatori e protagonisti del dibattito culturale europeo del XX secolo e scelgono Parigi come patria d’elezione. Soprattutto, però, entrambi hanno un approccio razionale alla realtà.
Nei suoi dipinti cubisti Picasso apre le forme chiuse, le penetra, le indaga. Smonta l’oggetto della sua indagine come si potrebbe fare con una scatola di cartone, ridotta e allargata sulla superficie piana per consentire all’occhio di agire come fa la memoria, associando piani diversi, diversi scorci, diversi tempi. Così fa anche Le Corbusier, eliminando il concetto tradizionale di facciata, creando trasparenze sulle superfici che annullano la distanza tra “dentro” e “fuori”, tra “vicino” e “lontano”, ricomponendo poi l’unità attraverso la ripetizione del modulo e l’uso di accordi tonali.
Tutti e due infine, l’architetto e il pittore, sono in fondo scultori: lavorano sulla superficie dando vita al volume, alla profondità spaziale, mentale ed emotiva.
Negli anni cinquanta Le Corbusier ci cimenta per la prima volta con un edificio sacro. Un tema nuovo per lui, laico, illuminista, così abituato ad affrontare problemi con razionalità scientifica e pragmatismo operativo.
A Ronchamp applica quindi unregistro linguistico radicalmente, profondamente diverso. La presenza del sacro, che non è razionale ma imponderabile, si afferma mediante una forma plastica forte ed espressiva.
La chiesa si staglia sulla collina come una scultura in cui volumi concavi e convessi modulano la luce, la assorbono e la riflettono. La pianta, a navata unica, non conserva nulla delle forme consuete dell’edificio basilicale, assomiglia piuttosto ad una roccia scavata, in cui uomo e natura concorrono a determinare lo spazio. La gigantesca copertura dà l’idea di una forma in movimento come un’onda potente e in espansione verso l’esterno, crea ampie zone d’ombra che permettono di dilatare all’esterno lo spazio liturgico. Del tutto anomale le aperture che danno luce all’interno. Piccole finestre, quasi feritoie, tutte diverse nel disegno e nella strombatura. All’interno la luce opera in modo suggestivo: si scompone in raggi, diversi in grandezza, intensità e direzione. È il divino che si fa strada nello spazio della chiesa, “un luogo di silenzio, di preghiera, di pace, di gioia interiore”, come lo stesso Le Corbusier afferma il giorno dell’inaugurazione.
Due dei più noti oggetti del design contemporaneo sono opera di Le Corbusier. La Chaise longue, il divanetto allungato, adatto al riposo diurno e alla lettura, largamente utilizzato anche nelle sedute psicanalitiche, e il Grand Confort, la poltroncina cubica, utilizzata negli uffici e nelle sale d’aspetto di tutto il mondo.
L'innovativa concezione dell'unità abitativa inserita in maniera modulare e organica all'interno del quartiere e nella città, insieme alla ricostruzione accelerata del secondo dopoguerra, porta a un'incomprensione della filosofia di Le Corbusier e a un’eccessiva semplificazione delle sue idee, che vengono riprese e sfruttate nella generale riedificazione dando il via a episodi di speculazione edilizia.
Di conseguenza nasce in architettura una reazione oppositiva ai principi del razionalismo e si sviluppano tendenze che se ne allontanano volutamente o ne esasperano alcune caratteristiche:
Le Corbusier è stato uno dei principali esponenti dell’architettura moderna. È stato fortemente influenzato dalla nascita dell’urbanistica. Per Le Corbusier, infatti, l’architettura dev’essere funzionale e deve migliorare le condizioni di vita dell’uomo contribuendo a realizzare una società giusta e democratica.
Per Le Corbusier la nuova architettura si differenzia da quella tradizionale per cinque punti:
I progetti di Le Corbusier sono caratterizzati inoltre da:
Negli anni ’30 Le Corbusier riprende il concetto rinascimentale di città ideale e di organizzazione razionale del territorio urbano. La “Ville Radieuse” è un progetto per una città di un milione e mezzo di abitanti organizzato in questo modo: